Posts written by Danny Daniell

view post Posted: 2/8/2018, 11:36 Anguille alla Vernaccia - ricetta antica del 1200 - L'ANGOLO DELLO CHEF
Ingredienti: anguille – vino – aglio –cipolla – strutto – brodo – farina – sale - pepe

Preparazione: pulire, spellare, tagliare a tocchetti delle anguille e metterle a marinare nella vernaccia.

Scolare, asciugare il pesce e soffriggerlo nello strutto ( o olio), con aglio e cipolla, aggiungendo qualche cucchiaiata della marinata, ed eventualmente qualche mestolo di brodo.

A fine cottura salare e pepare.
Servire i tocchetti d’anguilla su di un piatto caldo, ricoperti della loro salsa alla vernaccia fatta addensare con un po’ di farina.
view post Posted: 2/8/2018, 08:10 Sei ignorante come un Asino, sei stupida come un Oca - proverbi, detti,e modi di dire
Modi di dire, frasi fatte, luoghi comuni. Li usiamo tutti i giorni per sintetizzare negli altri vizi, o virtù, come complimento o come insulto, l'animale come metro di comparazione, l'animale come sintesi.

Ignorante come un asino

In realtà è sensibile e intelligente come un cavallo, solo più introverso. Poi è forte come Terminator, gli bastano erba e fieno per avere l'energia di uno shuttle. E poi si sa: val più un asino vivo che un dottore morto.

Vista d'aquila

Come dire anche lungimiranza, intelligenza superiore. L'aquila invece ha meccanismi istintivi piuttosto elementari e non una grande profondità. Vero è che vede prede a centinaia di metri di distanza.

Arrabbiato come un bufalo

O imbufalirsi. Certo non hanno un bel caratterino, ma passano ore a rotolarsi nel fango, nemici di ogni stress. Diventano cattivi solo per difendere il territorio e nella savana sono più pericolosi di un leone.

Lacrime di coccodrillo

Non posseggono ghiandole lacrimali, quindi non hanno mai pianto in vita loro nemmeno avessero voluto. Forse inganna il fatto che dopo aver divorato la preda si concedono lunghi momenti di immobilità. Ma è digestione non pentimento

Pauroso come un coniglio

Essendo la preda ideale, normale che madre Natura lo abbia dotato di zampe veloci per la fuga, ma è cattivo come una bestia. Se lo mettete all'angolo i suoi incisivi sono peggio di quelli di Dracula.

Innamorati come colombe

Il simbolo dell'amore eterno e del viva gli sposi. Invece dopo aver tubato si tradiscono senza ritegno e passano con disinvoltura al colombo successivo. Bella scoperta...

Sano come un pesce

Invece i pesci sono delicatissimi e sensibili ai cambi di temperatura e d'ambiente. Forse la fama nasce dal fatto che un pesce malato difficilmente lo vede. Tantomeno sul piatto.

Mangiare come un passero

Mai farsi ingannare dalle dimensioni: in proporzione è invece una buonissima forchetta, quasi come Cannavacciuolo. Ogni giorno mangiano fino al trenta per cento del loro peso. Come se una persona di sessanta chili mangiasse venti chili di pasta al giorno. Fate voi...

Sporco come un maiale

Quel rotolarsi nel fango inganna: volendo si può equipararlo all'umano spalmarsi di creme per mantenere la pelle umida, elastica e protetta dai parassiti. É una forma di igiene personale anche se molto particolare. Insomma non è un porco.

Stupida come un'oca

Le oche sono invece intelligenti, sensibili e capaci di fedeltà assoluta alla coppia. Hanno poi un'organizzazione sociale fortemente strutturata con diversi livelli gerarchici. Frutto evidentemente più di cervello che di fegato.

Infido come un serpente

Vero è che si muovono strisciando a volte invisibili, ma è anche vero che se non vengono disturbati o se non gli metti un piede sopra si fanno i fatti loro e non si sognano nemmeno di attaccare l'uomo. Sono molto peggio i parenti

Cattivo come una iena

Invece di malvagio le iene hanno poco. Se non trovano nulla di vivo da mangiare si accontentano dei resti degli altri, sono come gli spazzini della savana. Un lavoraccio quindi. E c'è poco da ridere.

Pazzo come un cavallo

Questa è vera: sono sensibilissimi ai rumori, basta un niente per farli imbizzarrire. Poi distinguono male le persone e le cose vicine per cui basta un gesto brusco per farli spaventare.

Veloce come una lepre

Trenta chilometri all'ora non sono uno scherzo. Ma vuoi mettere gli 80 orari del ghepardo? Persino Bolt corre il doppio.

Feroce come una tigre

Non c'è vera ferocia nel loro agire, braccano la preda con lo stesso spirito con cui un macellaio fa il suo mestiere. Freddi come un pinguino

Astuto come una volpe

Semmai il contrario: è un animale prudentissimo. Per questo quando ha i piccoli nella tana va a cacciare lontano per non farli scoprire. Ma quale mamma non lo farebbe?
view post Posted: 1/8/2018, 15:34 Rubati i gioielli della corona svedese - UN PO' DI TUTTO
Rubati alcuni gioielli reali dal valore inestimabile che erano custoditi in una cattedrale vicino Stoccolma.

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La polizia svedese ha ordinato una imponente caccia all'uomo dopo che dei ladri, fuggiti dopo il furto a bordo di un motoscafo, hanno rubato alcuni gioielli appartenenti alla corona.

Due corone ed un globo imperiale dal valore inestimabile ed appartenenti al Re e alla Regina di Svezia del 17esimo secolo sono stati trafugati dalla cattedrale di Strängnäs, vicino Stoccolma.

Testimoni oculari affermano di aver visto alcuni uomini fuggire velocemente dalla cattedrale che in quel momento era aperta al pubblico ed ospitava un evento.

Gli abili criminali sono stati poi avvistati un'ultima volta mentre salivano a bordo di un piccolo motoscafo sul lago Malaren e si allontanavano dalla scena.

"Siamo 1 a 0 per loro, per adesso. Non è possibile quantificare il valore di questi oggetti, sono dei pezzi dal valore inestimabile e di interesse nazionale", ha dichiarato il portavoce della polizia Thomas Agnevik ai media svedesi.

I gioielli reali sono adornati con oro, pietre preziose e perle; risalgono al 1611 ed appartenevano a Re Carlo IX di Svezia ed alla Regina Kristina.

I ladri, che hanno agito in pieno giorno, sono fuggiti con il cospicuo bottino reale che era protetto da un vetro chiuso e dotato di allarme sonoro.

Nessuna persona è rimasta ferita durante il furto nella cattedrale svedese.
view post Posted: 1/8/2018, 10:15 Filo Vals, il cantautore "misterioso" che spopola sul web - UN PO' DI TUTTO
Filo Vals ha 22 anni, Però lui non si esalta. Ha i piedi per terra, anche se lascia volare la voce. C'è un giovane cantautore, un po' indie e un po' pop, che da mesi pubblica brani che hanno sempre successo, girano su Youtube, in radio e anche in tv seguendo il percorso tipico del talento che inizia a mettersi in mostra.

Dal primo Mr World, che totalizza oltre un milione di stream su Spotify e settecentomila visualizzazioni, fino al nuovo uscito, e molto convincente, Prima del caffè. Lui si chiama Filo Vals, è italiano e questo è un nome d'arte perché Filo sta per Filippo e Vals è l'abbreviazione del cognome Valsecchi. Filippo è figlio di Pietro (e di Camilla Nesbitt), celebre autore e produttore televisivo e cinematografico che ha firmato, tra l'altro, campioni di ascolti e incassi come le fiction Il Capo dei capi o Squadra Antimafia - Palermo Oggi e i film di Checco Zalone.

Filo però è un'altra storia, che evidentemente non ha bisogno (e, soprattutto, non vuole) appoggiarsi a quella di famiglia. Altrimenti lo avrebbe fatto. Invece no, finora. «Non voglio nascondermi e ho due genitori fantastici. Ma Filippo Valsecchi suona malissimo come nome di cantante, quasi quasi avrei preferito Andy White, ma poi ho scelto Filo Vals».

Ha 22 anni, barba e capelli nerissimi, e una volontà che è ancora più determinata. A diciott'anni ha mollato l'Italia ed è andato a laurearsi in Economia in Gran Bretagna alla Exeter University e poi si è trasferito a Londra perché va bene il pezzo di carta, ma è difficile rinunciare alla passione per la musica, se è vera. «Già a otto anni nella mia cameretta fingevo di suonare Hurricane di Bob Dylan. Però non sognavo di fare il cantante. Piuttosto pensavo a un lavoro dietro le quinte, magari fonico, promoter o cose del genere. Poi mi sono accorto che riuscivo a trasmettere qualcosa alla gente grazie alla mia musica». È accaduto con Mr world, il suo primo «vero» brano, che è stato prodotto da Dani Castelar, uno che la sa lunga visto il suo passato con Rem, Snow Patrol e soprattutto Paolo Nutini, uno degli idoli assoluti di Filo Vals. «A dirla tutta, oltre che del reggae, sono un grandissimo fan degli Oasis, di Jack Johnson e naturalmente dei Rolling Stones. Per farla breve, Mr world accumula subito un clic dietro l'altro e piace anche a Beppe Fiorello, che lo vuole nella colonna sonora del suo film Chi m'ha visto, uscito lo scorso autunno. Poi Filo, mentre è ospite di Radio 105, incontra i creativi della Ford che seduta stante gli chiedono il brano come colonna sonora dello spot per la nuova Fiesta. «Una botta di fortuna», riassume con un sorriso. Intanto lui, che mantiene un profilo basso anche se va come ospite alla Bbc e suona al leggendario Troubadour di Londra, fonda la propria etichetta, la Papaya Records, e pubblica altri due singoli, sempre in inglese (praticamente perfetto) e sempre cliccatissimi. Uno dietro l'altro, come accade ormai oggi, con un rituale molto simile a quello degli anni Sessanta. Just guessin' esce ad aprile, Dance arriva a maggio e ora è quasi a trecentomila clic.

L'altro giorno questo ventiduenne dalla voce molto matura ha debuttato in italiano. E questo Prima del caffè, di cui ha diretto anche il video, è il suo brano più convincente perché la melodia è semplice ma immediata e si sposa alla perfezione con la leggerezza entusiasta del testo: «È pieno di rime baciate, forse un po' adolescenziale anche perché l'ho scritto quando avevo sedici anni. Racconta del primo pensiero alla mattina quando sei innamorato pazzo». Poi, entro l'autunno uscirà un altro paio di brani. E, probabilmente entro fine anno, arriverà pure l'album che potrebbe intitolarsi A wonderful adventure, una meravigliosa avventura, quasi a riassumere in due parole ciò che sta accadendo a un ventiduenne che preferisce mettere in mostra il proprio talento senza illuminarlo con il cognome.






view post Posted: 31/7/2018, 11:44 Whatsapp video chiamate di gruppo - SOCIAL NETWORK

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WhatsApp introduce la possibilità di chiamare e videochiamare in gruppo, fino ad un massimo di quattro partecipanti: disponibile su Android e iOS.

Le chiamate e videochiamate di gruppo approdano su WhatsApp. L’annuncio era giunto nei mesi scorsi in occasione della conferenza F8 per gli sviluppatori, ma fino a ieri il tutto non aveva ancora fatto capolino sull’app: da oggi la nuova funzione è disponibile tanto su iOS quanto su Android. Non tutti in realtà vedranno fin da subito i pulsanti per accedere al servizio, ma il rollout è in atto e l’abilitazione sarà presto disponibile per ogni singolo utente a livello globale.

WhatsApp spiega nella propria comunicazione ufficiale che già oggi la community usa le chiamate per due miliardi di minuti al giorno. Chiamate e videochiamate approdano ora sulla dimensione (del tutto differente) dei gruppi offrendo un canale per una comunicazione uno-molti che in certi casi potrebbe offrire un canale estremamente comodo e peculiare di comunicazione.

WhatsApp: come avviare la chiamata di gruppo
Per avviare la chiamata occorre chiamare (o videochiamare) un amico; a questo punto è sufficiente un tap su “Aggiungi partecipante” per coinvolgere seduta stante un ulteriore contatto nella medesima chiamata. Il limite massimo attuale è di quattro utenti in contemporanea sulla stessa chiamata, i quali – in caso di videochiamata – vedranno così suddividersi lo schermo per poter parlare “fianco a fianco” senza sovrapporsi.

Le chiamate sono dotate di crittografia end-to-end ed il servizio è progettato per consentire a tutti i partecipanti di poter fruire di una esperienza di sufficiente qualità a prescindere dalle condizioni del collegamento (dunque a prescindere dal fatto che si sia in una zona con bassa ricezione o che ci si giovi di una connessione wifi casalinga).
view post Posted: 31/7/2018, 10:05 Le donne? Intelligenti o mignotte.. Gli uomini si dividono in intelligenti e cretini - STORIE DI DONNE
Franca Valeri Io sono molto ben voluta e mi chiedo perché. Poi riflettendo qualcosa ho fatto: ho taciuto molto. E non è poco”. Oggi 31 luglio, compie la bellezza di 98 anni.

Classe 1920, la mitica, Franca Maria Norsa, in arte Franca Valeri, si racconta in questa intervista cult a OFF di pochi anni fa. Vita e carriera di una delle più grandi attrici italiane di sempre. Molto difficile anche per le nuove leve della comicità di oggi raggiungerla. Artista dalla raffinata intelligenza, Franca possiede una genuina sincerità, che in pochi si possono permettere; la sua autoironia è una lezione per tutti noi.

Franca, ci racconta un episodio Off di inizio carriera?

Prima del matrimonio con Vittorio Caprioli, il prete – presagendo evidentemente qualcosa – ci disse: «Avete già gli anelli?». Stavo per mostrargliene uno semplice, con brillante, ma Vittorio corse alla merceria di fronte e ne acquistò uno da tenda. L’ho conservato per molti anni, anche dopo il divorzio.

Una storia d’amore, quella con Caprioli, nella quale non sono mancati i tradimenti.

E pensi che con lui è durata soltanto dieci anni. Con Maurizio Rinaldi, invece, ho trascorso trent’anni. Non sono mai scappata da casa o fatto scenate isteriche. Ero molto infastidita dai tradimenti dei miei mariti, lo ammetto, ma ho saputo tollerare.

Perché?

Quello che vivevamo in privato era unico, indescrivibile. Andava oltre gli incontri fugaci con le altre donne.

Cosa l’ha dirottata verso la recitazione?

Credo di essere nata con il gene dell’attrice. Già da piccolissima mi dilettavo a recitare seduta sul tappeto di casa. I miei genitori intercettarono subito che ero un’esibizionista. Da mia madre ho preso la comicità estrema, da mio padre l’ironia un po’ spietata.

Oggi, insieme a quella del giornalismo, la professione dell’attore è quella più abusata.

Eh, ma senza la sostanza – in entrambi i casi – non si va da nessuna parte. Non si può mica barare sul talento.

Sua madre diceva: «La Franca non è bugiarda, ma reticente».

Già. Ho usato questa frase per dare il titolo alla mia autobiografia. Mamma sperava che dicessi sempre qualcosa di più, che straparlassi; invece no. Dico sempre quel che conta, mai una parola di troppo.

La disciplina della reticenza è ormai una dinamica dei primi Novecento.

Ah… Detesto quella continua celebrazione di se stessi, soprattutto in televisione. Ma credono davvero che al pubblico possa interessare?

Avviene anche sui social network, che lei – con molta probabilità – ignorerà placidamente.

Sì, ne ho sentito parlare. Pare che la gente inquadri ogni attimo della propria vita: matrimoni, gravidanze e piatti di lasagne. Io non ho neppure il computer. La vita è ormai senza mistero, senza discrezione. Questi strumenti dovrebbero essere usati con intelligenza, non per stupidaggini. Che invenzione strana…

Lei però ha inventato il cabaret moderno.

Quel teatro che si studia, ma non si fa più.

E quella comicità elegante e raffinata che non tornerà più.

È soltanto una questione di scrittura: oggi mancano gli autori comici. Ci sono soltanto troppi attori. Si vedono e si sentono delle cose che rasentano l’insopportabile.

Le parolacce, per esempio?

Anche. Le parolacce e la volgarità non fanno parte della letteratura comica.

Lei le parolacce le sa dire. Ricordo una sua dichiarazione: «Gli uomini si dividono in intelligenti e cretini, le donne in intelligenti e mignotte».

La rivendico. Ma, per fortuna, gran parte dei giovani – uomini e donne – ambiscono alla cultura. Li ammiro, hanno grandi potenzialità.

Si stava meglio quando si stava peggio?

Peggio di adesso è difficile, mi creda.

Perché?

Siamo in un mondo controverso da tutti i punti di vista. Negli anni Cinquanta si emergeva per le proprie qualità. Oggi è tutto spaventosamente difficile. I giovani, purtroppo, sono costretti ad arrangiarsi. Ma sono fiduciosa perché da tutte le crisi, prima o poi, si esce.

Lei è stata sempre coraggiosa?

Abbastanza, sì. Avevo le idee chiare: non ho mai preso via traverse, non ho ricercato il guadagno facile e a ogni costo. Ho semplicemente seguito la mia passione.

Lo è ancora, coraggiosa: torna in scena a 95 anni.

Mio caro, non penso agli anni che ho. Ci pensate soltanto voi giornalisti.

In fondo, ha sempre professato la libertà.

Non riesco a immaginare il contrario. Non ho usato la libertà per imprese eroiche, ma per non tradire le mie idee e per fare quello che mi piaceva.

Ha già identificato l’erede artistica di Franca Valeri?

No. Non ci sarà. La mia storia è stata diversa da quella delle brave attrici comiche di oggi.

Se potesse mostrarmi una foto di un suo caro amico?

Difficile scegliere, ma ne prenderei una di Vittorio De Sica. Era un attore straordinario, abile a far recitare chiunque. Ne Il segno di Venere di Dino Risi, per esempio, con noi sul set c’era la giovanissima Sophia Loren, diventata poi brava per merito di De Sica.

Superati i 95 anni. Come si sente?

Molto bene, grazie. Non certo sola. I ricordi mi fanno compagnia. Ho anche degli amici speciali: i miei cani e i miei gatti. Parlo con loro, scrivo di giorno, e quando c’è da onorare il teatro salgo su un treno e torno sul palcoscenico. Senza paura.
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